Trasmettere la Cultura della Salute è la nostra missione
SMALL GROUP è un percorso motorio dedicato a chi vuole raggiungere un obbiettivo, cerca un modo più qualitativo di allenarsi o di curare/ correggere le proprie problematiche.
ecco le caratteristiche di questo programma:
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Training Autogeno & Mindfulness
Come anticipato, in questo articolo vi parlerò delle tecniche che ci possono aiutare a ristabilire l’equilibrio tra la propria mente e il proprio corpo, per poter affrontare e gestire lo stress che viviamo.
Il Training Autogeno è una tecnica di rilassamento ideata da I.H.Schultz, neurologo e psichiatra, nel 1932; viene chiamata così in quanto è una tecnica che richiede allenamento (training) e che si basa sulla capacità dell’organismo di regolarsi in modo autonomo (autogeno).
Le due tecniche di cui parlavo nel precedente articolo sono il Training Autogeno e la Mindfulness.
Ma vediamone una alla volta!
L’obiettivo alla base di questo metodo è favorire una nuova armonia interiore, raggiungendo uno stato di calma e distensione profonda.
Quando Shultz elaborò questo metodo, diede importanza al fatto che fosse un metodo basato sull’autosuggestione, di modo da permettere a chi lo pratica di attuarlo, dopo un periodo di apprendimento, da solo senza dover dipendere da un operatore esterno. L’autosuggestione corrisponde ad un’immaginazione intenzionale, immaginandosi dentro al proprio corpo e ascoltando le proprie reazioni fisiologiche in modo passivo.
Gli esercizi che compongono il training, e che portano l’individuo a ristabilire un proprio equilibrio sono i seguenti:
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Induzione della calma Esercizio della pesantezza Esercizio del calore Esercizio del cuore Esercizio del respiro Esercizio del plesso solare Esercizio della fronte fresca
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Il Training Autogeno è una tecnica di rilassamento che può essere utilizzata in diversi ambiti: ad esempio in ambito medico (per i disturbi psicosomatici come colite, gastrite, ipertensione, cefalea, dolori alla schiena), in ambito sportivo, lavorativo, con i bambini, e durante la gravidanza. Numerose sono le esperienze di utilizzo del Training Autogeno nei corsi di preparazione al parto, in particolare con notevoli risultati per quanto riguarda la riduzione della percezione del dolore e la riduzione delle paure legate al parto.
Per quanto riguarda la tecnica Mindfulness, anche essa ha bisogno di tempo per realizzarla, in quanto si tratta di una pratica, di un processo, che coltiva la capacità di portare l’attenzione al momento presente, con consapevolezza e accettazione.
Questo approccio deriva ed è basato sulla meditazione di consapevolezza, una delle principali tradizione meditative del buddhismo classico, e consiste proprio nel proporre un livello iniziale di pratica di meditazione che sia adeguato e adatto a contesti quotidiani e all’esperienza di vita che sperimentiamo tutti i giorni.
L’aspetto interessante di questo approccio è che ci chiede e ci insegna a non respingere e a non negare la dimensione negativa della vita, ma a farne motivo di crescita e persino di creatività, e quindi dà importanza all’accettazione e all’accoglienza.
E’ quindi una pratica, un metodo sistematico che mira a coltivare chiarezza, intuizione, e comprensione, diventando un mezzo per imparare con l’esperienza a prendersi cura di sé, esplorando e comprendendo l’interazione tra mente e corpo e mobilitando le risorse interiori per far fronte agli eventi ed evolvere con serenità ed equilibrio.
Entrambe queste tecniche hanno validità scientifica e quindi risultano molto utili, l’importante è la motivazione nel volerle apprendere!
Concludo lasciandovi con questa frase...
“Non dimorare nel passato, non sognare il futuro, concentra la mente
sul momento presente” Buddha
Dott.ssa Angela Cecchin
Psicologa – Operatrice di Training Autogeno
Parliamo oggi di IPERTENSIONE ARTERIOSA
Quali sono i valori pressori normali?
Il rischio cardiovascolare inizia già da valori pressori di 115/75 mmHg e si raddoppia per ogni aumento di 20/10 mmHg.
Le più recenti Linee Guida Europee definiscono come OTTIMALI i valori pressori INFERIORI a 120/80, mentre i valori superiori a 139/89 sono stati definiti come IPERTENSIONE. Qualora la pressione arteriosa venga automisurata a domicilio si parla di ipertensione per valori superiori a 135/85. Valori pressori intermedi, compresi tra 120 e 139 di sistolica e 80 e 89 di diastolica sono ancora considerati normalin o normali-alti, mentre per gli americani valori superiori a 130/80 vengono già considerati come PERTENSIONE di grado 1, valori cioè che necessitano di un intervento sullo stile di vita per una adeguata prevenzione delle complicazioni cardiovascolari ed in alcune categorie di pazienti l’inizio della terapia farmacologica.
Infine bisogna sapere che nelle persone sopra i 50 anni valori pressori sistolici superiori a 140 mmHg sono un fattore di rischio più importante dei valori pressori diastolici.
Come si misura la pressione arteriosa?
Il soggetto deve essere rilassato, in posizione comoda. Lo strumento utilizzato si chiama sfigmomanometro: è costituito da un bracciale che viene avvolto attorno al braccio del soggetto e mantenuto all’altezza del cuore. Possono essere utilizzate entrambe le braccia, ma bisogna ricordare che qualora esistano differenze sensibili nei valori misurati nelle due braccia, si dovrà utilizzare per la misura il braccio con la pressione più elevata.
La misurazione può essere manuale od automatica. Nel primo caso bisogna utilizzare uno stetoscopio cioè uno strumento che permette di udire i rumori che sono generati dal passaggio del sangue nell'arteria del braccio. Lo stetoscopio è appoggiato a livello dell'arteria brachiale, sopra la piega del gomito. Contemporaneamente si palpa il polso radiale cioè la pulsazione dell'arteria che passa a livello del polso, dallo stesso lato in cui si trova il pollice.
A questo punto il bracciale viene gonfiato sino alla scomparsa sia dei rumori provenienti dallo stetoscopio che del polso radiale: in questo momento la pressione del bracciale è superiore alla pressione arteriosa.
Successivamente si riduce lentamente la pressione del bracciale, facendo uscire l'aria in esso contenuta. Quando la pressione sarà uguale a quella arteriosa, un pò di sangue riuscirà a passare nell'arteria producendo un rumore: il primo rumore udito chiaramente corrisponderà alla PRESSIONE SISTOLICA (detta anche “MASSIMA”). Riducendo ulteriormente la pressione i rumori diventeranno inizialmente più intensi, quindi via via più deboli: la completa scomparsa dei rumori corrisponderà alla PRESSIONE DIASTOLICA (detta anche “MINIMA”). La pressione viene quindi indicata con due valori, ad esempio 130/80: il primo valore è la sistolica, il secondo, la diastolica.
La pressione arteriosa viene osservata sul manometro, a colonna di mercurio oppure ad aneroide (simile ad una sveglia), in quest’ultimo caso deve essere tarato ogni sei mesi.
Esistono metodi più semplici per misurare la pressione: il metodo automatico. Acquista comunque solo apparecchi clinicamente validati secondo i protocolli internazionali delle società medico-scientifiche, quali AAMI, BHS o della Società Europea dell’Ipertensione. Gli sfigmomanometri da polso sono spesso meno affidabili di quelli da braccio.
Che cos’è il monitoraggio pressorio ambulatorio delle 24 ore?
E’ una metodica molto utile che permette di eseguire un numero molto alto di misurazioni della pressione arteriosa in modo automatico. Il misuratore viene applicato al braccio e tramite un piccolo strumento applicato in cintura (per poter continuare le nostre attività giornaliere) viene misurata la pressione sia di giorno che di notte. Ha il vantaggio di essere più preciso nella valutazione del carico pressorio delle 24 ore e meno influenzato dall’emotività (ipertensione da camice bianco o da reazione d’allarme) che molti pazienti hanno durante una misurazione da parte del medico. Inoltre misurare la pressione notturna ci dà informazioni se quel paziente è un Dipper o Non-dipper, cioè se ha un normale calo pressorio durante il
sonno oppure no. Infatti, l’assenza del calo pressorio notturno aumenta il rischio cardiovascolare e richiede un più accurato trattamento antipertensivo
Holter pressorio in dotazione alla Polimedica Fisiohome: i dati registrati vengono trasferiti su PC ed elaborati dal software in dotazione che permette di eseguire numerosi calcoli sul profilo pressorio del paziente.
Nei pazienti già in trattamento farmacologico il monitoraggio permette di valutare la reale copertura delle 24 ore del trattamento in atto.
Trattare l’ipertensione con le modifiche dello stile di vita
Bisogna ridurre l'apporto di sale ed aumentare quello del potassio con la dieta. Utili sono i prodotti sostitutivi del sale (non abusare!) presenti in commercio, in quanto generalmente ricchi anche di potassio, che possono proteggere dallo sviluppo dell'ipertensione arteriosa.
Il caffè può aumentare la pressione arteriosa "in acuto", ma nell'assunzione cronica questo effetto tende a scomparire. Per tale motivo, se non ci sono altre controindicazioni, generalmente non è necessario ridurre in modo particolare la sua assunzione.
È molto importante invece, ridurre il peso corporeo, se in eccesso, e moderare l'assunzione di alcolici. Gli uomini non devono superare 1/4 di litro di vino oppure 2/3 di litro di birra oppure 80 grammi di whisky puro al giorno (ovviamente chi assume 1/4 di litro di vino al giorno non deve assumere altri alcolici, altrimenti si supererebbe la quantità massima di alcol consentita: 20-30 grammi di etanolo al giorno). Queste quantità dovrebbero essere ridotte alla metà nelle donne o nei soggetti di basso peso corporeo.
Seguire attentamente le prescrizioni del medico! La terapia dell'ipertensione è, infatti, una terapia cronica.
DOTT. ROBERTO CARLON
Oggi parliamo di cardiopatia ischemica. E’ il primo argomento che iniziamo in questo ciclo dedicato alla Cardiologia perché è la patologia cardiaca più frequente. Vi do qualche numero:
Che cos’è la cardiopatia ischemica?
Ischemia significa ridotto apporto di sangue ad un tessuto. Un’ischemia può, infatti, interessare altri distretti, oltre al cuore: il cervello, il rene, gli arti inferiori, ecc...
Le coronarie, quando si ammalano, possono ridurre tale apporto di sangue temporaneamente, provocando dei dolori al petto per alcuni minuti (ANGINA PECTORIS); oppure definitivamente, provocando dolori più prolungati, con conseguente danno irreversibile del muscolo cardiaco (INFARTO MIOCARDICO).
In quest’ultimo caso le cellule morte verranno sostituite da una cicatrice, che ovviamente non sarà più in grado di contrarsi.
Molto spesso gli episodi ischemici decorrono senza causare disturbi (ISCHEMIA SILENTE), ma possono venire evidenziati con particolari esami da parte del cardiologo (Test da sforzo, Holter, Ecocardiogramma con stress farmacologico, Scintigrafia miocardica).
Qual è la malattia che colpisce le coronarie?
Tale malattia è l’ARTERIOSCLEROSI (o ATEROSCLEROSI, che dal punto di vista pratico possiamo considerare sinonimi), cioè la perdita di elasticità della parete e la formazione di incrostazioni al suo interno, che ne riducono il diametro (STENOSI CORONARICHE).
Queste incrostazioni possono predisporre alla formazione di coaguli di sangue, detti TROMBI, che occludendo improvvisamente, in parte o totalmente, il vaso sanguigno, aggravano la malattia portando all’infarto; cioè alla morte di quelle cellule che non ricevono più l’ossigeno necessario al loro funzionamento.
L’arteriosclerosi colpisce solo le coronarie?
No! Possono essere interessate le arterie presenti anche in altri tessuti: cervello, rene, arti inferiori, ecc…
Qual è la causa dell’arteriosclerosi?
L’arteriosclerosi è una malattia in gran parte ancora sconosciuta. Tuttavia la ricerca scientifica ha permesso di individuare alcuni fattori che possono facilitare la sua comparsa ed accelerarne l’aggravamento.
Essi costituiscono i FATTORI DI RISCHIO e possono venire distinti in:
FATTORI DI RISCHIO NON MODIFICABILI
1) SESSO MASCHILE. I maschi vanno incontro più frequentemente e più precocemente all’aterosclerosi.
2) ETÀ. Con l’avanzare dell’età aumentano le probabilità di ammalarsi. Le donne si ammalano circa 10 anni dopo gli uomini (protezione esercitata dagli estrogeni), soprattutto dopo la menopausa.
3) FAMILIARITÀ e FATTORI GENETICI. La probabilità di ammalarsi aumenta se tra i propri familiari ci sono stati degli eventi cardiovascolari.
FATTORI DI RISCHIO MODIFICABILI
Sono più importanti perché su di essi possiamo agire per cercare di prevenire o ritardare la comparsa della malattia:
4) DIABETE MELLITO
5) OBESITÀ
6) SEDENTARIETÀ
7) STRESS.
Una particolare attenzione deve essere posta anche alla depressione: molti studi hanno dimostrato essere, infatti, un fattore di rischio indipendente di nuovi eventi cardiaci e mortalità, soprattutto nei soggetti già affetti da una malattia delle coronarie. La probabilità di ammalarsi nel corso degli anni, aumenta notevolmente se un soggetto ha più fattori di rischio.
Per iniziare questo percorso assieme nel quale cercherò di tenervi compagnia attraverso la lettura di alcuni articoli scritti da me, ma scientificamente documentati, ho pensato che un argomento interessante, ma purtroppo molto spesso sottovalutato, possa riguardare il collegamento esistente tra la propria mente e il proprio corpo, e la sua importanza nella vita quotidiana.
Uno degli errori che si commettono molto spesso è il valutare la persona separando il corpo dalla mente e quindi non valutando l’equilibrio dell’individuo tenendo conto della sua globalità e unità psicofisica. Molto spesso si pensa che questi due sistemi non siano connessi tra loro, o si tende a dare la priorità solo ad uno di essi trascurando l’altro.
E’ invece fondamentale per l’individuo, e per chi si occupa del benessere dell’essere umano, percepire l’unitarietà esistente tra mente e corpo, svolgendo attività che stimolano e portano benefici alla globalità della persona.
Come afferma C.R.Cloninger (2006), Psichiatra e direttore del Centro di Psicologia della Personalità della Washington University di S. Louis, è importante vedere la persona costituita da più elementi: corpo, mente e spirito; quindi, essendo la salute fisica e mentale interconnesse tra loro, i problemi del nostro corpo, i pensieri e la psiche sono strettamente legati l’uno dall’altro.
Se ci fermiamo e proviamo a pensare alle varie situazione che abbiamo e stiamo vivendo, ci accorgiamo di come il malessere fisico influenzi quello mentale e viceversa: Ad esempio, ci capita mai di sentire lo stomaco chiuso o avere un nodo in gola mentre aspettiamo con ansia un avvenimento? O di sentirci paralizzati di fronte ad un evento che ci spaventa? Queste sono delle situazioni che tutti prima o poi sperimentiamo, e sono delle reazioni normali dettate dall’istinto di sopravvivenza di ognuno di noi. Succede però che in alcuni casi queste reazioni siano talmente intense da influenzare negativamente la vita quotidiana di tutti noi, e in questi casi ci sono persone che si concentrano sui sintomi corporei cercando quindi di risolvere la manifestazione fisica del problema, e chi invece si interroga su cosa si sia attivato mentalmente, e quindi sulla reazione psicologica che affianca la manifestazione fisica.
Le reazioni fisiche riguardano ad esempio l’abbassamento dell’attività del sistema immunitario, l’aumento del battito cardiaco, una maggiore sudorazione, nausea, tensione muscolare ecc.; mentre con le reazioni psicologiche ed emotive si intendono pensieri frequenti negativi, distorsioni cognitive, emozioni come la tristezza, la rabbia, la paura, il disgusto ecc.
Quando ci si espone ad un evento, o si affronta una malattia, che sia propria o di un proprio caro, inevitabilmente il nostro stato di benessere generale viene influenzato, e di conseguenza il nostro equilibrio viene alterato rendendo difficile l’adattamento e il fronteggiamento della situazione, generando una condizione di stress cronico. Le reazioni in questi casi sono spesso eccessivamente intense e la persona si trova in uno stato di costante allerta, consumando energia vitale
Per combattere lo stress e ritrovare quindi il proprio equilibrio, può essere utile utilizzare alcune tecniche che favoriscono il miglioramento dello stile di vita.
Un primo passo utile è il prendere consapevolezza di ciò che accade sia nel nostro mondo interno sia esterno, ascoltando le diverse sensazioni fisiche-corporee, i pensieri e le emozioni presenti nel qui ed ora.
Un secondo passo utile consiste nell’allenare la respirazione, respirando lentamente e profondamente, utilizzando la respirazione diaframmatica.
Infine, praticare una tecnica di rilassamento o di meditazione ci aiuta a riconnetterci con noi stessi nel momento presente, riportando l’equilibrio tra mente e corpo; può risultare utile praticare il Training Autogeno, una tecnica di rilassamento, o la Mindfulness, una pratica articolata sulla meditazione.
…Nei prossimi articoli vi spiegherò nello specifico in cosa consistono queste tecniche!
Dott.ssa Angela Cecchin
Psicologa – Operatrice di Training Autogeno
Cari pazienti,
alcuni dei nostri specialisti svilupperanno per voi un argomento al mese, per un anno, dando la possibilità a tutti i nostri pazienti di essere immersi, con spiegazioni semplici ma dirette, nella loro materia.
Sperando che questo dono vi sia gradito,
Vi mandiamo un saluto, a presto
Favarin Giacomo
NB NELLA PRIMA VISITA GRATUITA VERRANNO ANALIZZATE LE FATTIBILITA' DEL TRATTAMENTO E VERRA' FATTO UN PREVENTIVO PERSONALIZZATO
Nella depilazione laser, il pelo non è strappato: la radice (o più precisamente il follicolo) è distrutta grazie al raggio laser. La sua lunghezza d'onda attacca esclusivamente il bulbo pilifero, senza deteriorare nessun'altra struttura della pelle. La melanina, il pigmento responsabile del colore del pelo, assorbendo la luce prodotta dal laser si riscalda a più di 60 °C e distrugge il follicolo pilifero. Risultato: quest'ultimo non produce più peli.
Scopriamo oggi che c'è il PRX-T33, uno speciale trattamento adatto per chi vuole riacquistare una pelle soda e giovane. Un trattamento estetico testato ormai da anni e con risultati sorprendenti fin dalle prime applicazioni.
Che cos'è il PRX-T33
Il PRX-T33 è un nuovo composto, ampiamente utilizzato e testato negli anni: non è un farmaco ma un preparato chimico a disposizione degli specialisti per trattamenti estetici. La sua registrazione è come "medical device" e l'uso è riservato in ambito ambulatoriale dal medico.
La sua formulazione prevede il 33% di acido tricloroacetico e del 5% di acido cogido e perossido di idrogeno: la presenza di questi composti rallenta o annulla l'effetto esfoliante del TCA.
Come agisce il PRX-T33
PRX-T33 è un prodotto in grado di stimolare la cute in profondità, senza causare irritazione in superficie. Solo in caso di pelli molto spesse, può verificarsi una lieve desquamazione.
L'acido tricloroacetico (TCA) al 33% penetra ed agisce infatti sul derma, attivando un processo di rimodellamento, mentre sulla superficie cutanea l'acido tricloroacetico in presenza dell'acqua ossigenata non risulta più aggressivo ed a differenza dei peeling forti lascia la pelle integra. In questo modo il PRXT33 è un prodotto capace di stimolare il derma, senza esfoliare l'epidermide.
Il risultato è immediatamente apprezzabile perchè la cute appare subito più turgida e levigata. Il risultato immediato di rassodamento dovuto al l'idratazione profonda diventa stabile se le sedute vengono ripetute settimanalmente per il numero di sedute programmato dal medico.
Come viene applicato il PRX-T33
Il prodotto viene applicato sulla cute con una tecnica particolare. È una vera biorivitalizzazione senza aghi. Il procedimento dura circa 10 a 15 min e si può tornare subito dopo alle proprie attività quotidiane .
Quali sono le indicazioni del PRX-T33
- Prevenzione dell'invecchiamento cutaneo;
- ringiovanimento del viso (rilassamento della cute e rughe superficiali);
- ringiovanimento del collo e décollété (rilassamento della cute e rughe);
- ringiovanimento delle mani;
- cicatrici recenti (arrossate) a scodella (cicatrici d'acne, da varicella, impetigine);
- melasma e iperpigmentazioni post-infiammatorie
Quali vantaggi offre tra i vari trattamenti per l’invecchiamento cutaneo del viso?
PRX-T33 non è invasivo (consente di ottenere una biorivitalizzazione senza aghi);
- è assolutamente indolore;
- è ripetibile;
- non è fotosensibilizzante (può essere usato anche d'estate);
- dà risultati apprezzabili immediatamente;
- non lascia tracce visibili e quindi non obbliga ad interrompere le proprie attività quotidiane e la vita sociale.
PRX-T33® è prodotto da WIQOmed.
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Le onde d'urto radiali sono onde ad alta energia acustica: esse vengono trasmesse attraverso la superficie della pelle e diffuse radialmente (sfericamente) nel corpo. Il corpo risponde ad un aumento dell'attività metabolica intorno all'aerea di dolore, stimolando ed accelerando il processo di guarigione.
Seppure le modalità con cui agiscono le onde d'urto non sono del tutto note, la loro efficacia sembra essere correlata a due effetti:
1. effetto diretto dell'impulso sul tessuto nella zona bersaglio, ed in associazione ai fenomeni di riflessione, più accentuati nei punti di passaggio tra tessuti molli (tendini, muscoli) e tessuti più compatti (ossa e formazioni calcifica);
2. effetto indiretto di "cavitazione" provocato dalla depressione susseguente l'impulso, che supera le caratteristiche elastiche del tessuto.
La conseguenza di questi due effetti è un aumento della vascolarizzazione nella zona colpita, per la stimolazione da parte degli impulsi sulle fibre simpatiche. Tutto ciò porta ad una rimozione dei fattori infiammatori con il rilascio di sostanze che stimolano la formazione di nuovi vasi (capillarizzazione).
A livello del tessuto osseo, in caso di fratture recenti, si produce un effetto simile con aumento della vascolarizzazione e conseguente stimolazione osteogenica (formazione di tessuto osseo).
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